Una vetrina in cui guardarsi

Quella mattina, esattamente un anno e mezzo fa, vidi la mia immagine riflessa su una vetrina di un bar, poco distante lo studio legale dove avrei avuto appuntamento di lì a 10 minuti per organizzare l’istanza di separazione.

Avevo paura. Mi sentivo indifesa. Sentivo che la vita mi stava sfuggendo di mano: perchè doveva essere successo a me? perchè la mia vita si stava stravolgendo in quel modo, senza che io potessi fare nulla per contenere l’emoraggia emotiva?

Mi vedevo riflessa, in penombra: jeans, scarpe da ginnastica, capelli raccolti. Zaino con computer e un raccoglitore di documenti che neanche mai pensavo avrei dovuto recuperare: stato di famiglia, mutuo, bollette, tasse scolastiche dei bambini. I bambini. 3 Splendidi bambini, nati sotto la stella di genitori giovani, felici, sereni: 3 bambini scaraventati in un mondo di angoscia, di pianti, di urla.

Se penso a quell’immagine riflessa, provo ora tanta tenerezza. La guardo con la consapevolezza di quello che sono diventata ora. Di quello che ho dovuto passare e di quello che ancora mi aspetta. Quell’immagine ora rifletterebbe una donna più matura, segnata dalle lotte, disillusa, consapevole che il per sempre non esiste. Consapevole che la fiducia è da riporre solo in se stessi.

In tanti mi hanno detto cosa avrei dovuto fare, dire, pensare. In tanti hanno cercato di darmi forza, coraggio. Hanno cercato di caricarmi. Ma io vedevo solo quell’immagine riflessa nella vetrina, da sola. Non avevo più lui vicino a me: l’uomo che mi ha sposata, il padre dei miei figli. Quello che credevo il mio migliore amico. Era svanito, assorbito nel suo edonismo da crisi di mezza età: aveva un’altra. E me l’ha sempre negato. Lo guardavo negli occhi con le lacrime che scendevano a fiume implorandolo di dirmi la verità, che non era possibile che mi stesse lasciando perchè non chiudevo il tubetto del dentrificio. Non me l’ha mai detta…non ha mai avuto il coraggio di farlo e nega tutt’ora. E ora, quella donna, sospetto immediato dal pirmo momento in cui ho scoperto il tradimento, è in vacanza con i miei figli adesso, finchè scrivo.

Non so sto scrivendo per raccontare al mondo quanto vorrei prendere a schiaffi tutti e due: perchè non mi interessa più.

Mi interessa stare bene. Sono libera. Libera di pensare, libera di fare. Libera di essere la donna che sono. Libera. Non volevo essere libera, finchè mi guardavo in quella vetrina. Non volevo essere sola.

Purtroppo però, la strada del divorzio e la capacità di mantenere dei rapporti sani con il proprio ex marito, è sempre molto tortuosa, soprattutto se dall’altra parte, continua ad esserci un risentimento: per cosa, non mi è ancora chiaro. Dopotutto, l’amante era la sua. La richiesta di separazione l’ha mandata lui.

Eppure ha fatto tutto sempre con così tanta cattiveria, rabbia. Dove ha potuto, ha cercato di affossarmi, schiacciarmi, umiliarmi. Non mi rispetta ancora oggi. Mi attacca per qualsiasi cosa.

Perchè? per quale motivo? Questa è una delle domande a cui un giorno voglio arrivare a rispondermi. Dicono che sia perchè mi paga gli alimenti. C’è chi dice che non si aspettava una mia rinascita del genere. I suoi genitori parlano male di me in giro. Perchè?

Altre volte sono tornata nello stesso studio legale e sono passata davanti a quella vetrina: ogni volta che mi ci guardavo, vedevo una persona diversa. A volte fragile, altre volte forte e altre volte ancora rabbiosa.

Non so se scriverò ancora. Scrivo quando ho bisogno di sfogare. Non so chi leggerà. Non so se piacerà quello che scrivo.

Un messaggio però lo voglio lasciare, a tutti coloro che devono affrontare una separazione, un divorzio, con figli: a tutti coloro che si sono visti il mondo che avevano costruito sgretolarsi intorno a loro, pezzo per pezzo.

Non siete soli.

Non sentitevi soli.

Ci sono tantissime persone che si trovano ad affrontare situazioni del genere: i soldi che mancano, le bollette, le richieste dei bambini. La solitudine apparente.

Ma dovete sempre essere grati per quello che avete fatto, ogni giorno. Ogni giorno è rinascita: una foto scattata con la polaroid per fermare un momento con i propri figli. Una bolletta pagata in tempo. la televisione comprata a rate in sala. Una notte nel letto matrimoniale con i bambini.

Le chiavi di casa TUA.

Il frigo americano che hai sempre sognato di prenderti ma che nella cucina che avevi disegnato con lui 15 anni prima, non ci stava.

il tuo caffè alla mattina mentre raccogli le idee prima di incominciare la giornata.

le 2 di notte, d’estate, in balcone mentre bevi il tuo bicchiere di vino rosso.

Il tuo cane.

Ogni cosa che ti circonda, che hai messo in fila dopo la catastrofe che ha distrutto la tua vita, è merito tuo e di nessun altro. Neanche dell’amica che ti chiama 5 volte al giorno. E’ solo merito tuo.

Oggi torno davanti a quella vetrina a specchiarmi: voglio vedere come cresce e si forma, la “mia” nuova me.

Lascio il resto di quello che era, a parte i miei splendidi bambini che auspico di poter tenere di più, imbalsamato nel grigiore che la vita di prima mi appare, rispetto a questo mio nuovo vivere a colori.

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